Banca Dati G.A.R.I.

In considerazione della particolare conformazione del territorio oggetto di tutela da parte degli Enti Parco Nazionali, il personale degli enti stessi necessità frequentemente di operare sul proprio territorio, ai fini della conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale del Paese.

I territori dei parchi nazionali sono dislocati su più isole, vasti territori montani, fluviali e lacustri e lo spostamento da una parte all’altra dei diversi territori interessati alla attività di servizio richiede diverse ore di viaggio per raggiungere il luogo nel quale operare.

Tale particolare fattispecie deve necessariamente essere ricondotta alla disciplina della trasferta, di cui all’art. 21 comma 2, lettera e), del CCNL del 14.2.2001, anche ai fini della verifica del rispetto dell’orario di lavoro?

Nel merito del suddetto quesito, si ritiene necessario evidenziare che le condizioni (spaziali e temporali) per l’applicazione della disciplina concernente il trattamento di trasferta sono chiaramente ed espressamente contenute nell'art. 21 del CCNL Enti pubblici non economici del 14.2.2001.

Ad avviso dell’Aran, non sembrano rientrare nella specifica ipotesi tecnica della trasferta, come regolamentata nella richiamata disciplina contrattuale, gli eventuali, diversi, casi dei lavoratori svolgenti una funzione tipica richiedente, per sua natura, non solo il servizio in ufficio, ma anche ordinari e continui spostamenti, per motivi inerenti l’espletamento di attività o di prestazioni comunque riconducibili alle funzioni istituzionali dell’ente, nell’ambito della propria competenza territoriale.

In tali ipotesi, infatti, si può ritenere che il dipendente svolga la sua normale attività lavorativa sul territorio e diventa difficile, quindi, riferirgli un concetto come quello di ordinaria sede di servizio, posto a base di tutta la disciplina della trasferta.

In un certo senso, è come se la sua sede di servizio fosse tutta la circoscrizione territoriale di competenza dell’ente.

Dovrebbe trattarsi, pertanto, di ipotesi riconducibili a quella nozione di “servizio fuori sede” ben conosciuta nella prassi applicativa delle pubbliche amministrazioni e che ha trovato riscontro anche nei sistemi di rilevazione automatica delle presenze da queste adottati.

Proprio perché trattasi di “servizio fuori sede”, lo stesso va ricondotto complessivamente, tenendo conto cioè anche del tempo dello spostamento, all’orario di lavoro ordinario.

Infatti, ordinariamente, nella prassi, il sistema di controllo automatico delle presenze, ove venga in considerazione una situazione qualificabile come “servizio fuori sede”, prevede una specifica verifica, articolata in una doppia timbratura (in uscita e in entrata), con un codice speciale che identifica come orario ordinario l'intero periodo di "servizio fuori sede".